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Giovanni Battista Quadri

Nato a Vicenza il 12 settembre 1780, allievo di Monti, appassionato di lettere, belle arti, filosofia, greco e latino. Si laurea in medicina a Pavia e in Chirurgia a Padova. A quei tempi sulla Chirurgia pesava il preconcetto che fosse arte da cerusico. Tale corso di studi era considerato una mini laurea con un numero inferiore di anni rispetto a medicina. Nel 1805 gli viene conferita la cattedra di anatomia e chirurgia all’Università di Bologna nella quale insegna per nove anni.

IL CHIRURGO FILANTROPO

L’immagine ritrae il metodo adottato per gli interventi agli occhi. Avvenivano senza anestesia, il paziente era tenuto bloccato da un assistente del chirurgo e proprio per questo era necessario che chi eseguiva l’intervento avesse una mano ferma. Maestro di Quadri fu il viennese Beer. Quadri fu innovatore rispetto al maestro perché inventò un nuovo metodo per intervenire sulla cataratta. Riteneva la cecità una morte più crudele della morte stessa perché privava il malato della possibilità di vedere le bellezze del creato. Per questo coloro che erano incurabili furono oggetto di grande attenzione da parte di Quadri che fece istituire una scuola per ciechi e si prodigò al fine che fosse loro concessa una pensione.

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Gioacchino-murat

LA PRIMA CLINICA OCULISTICA

Quadri progetta di creare una clinica oculistica a Bologna, ma il rapporto tra Napoleone e i sudditi era diventato teso ed era di ostacolo alla realizzazione di questo sogno. Nel 1814 il conte Zurlo ministro del re di Napoli, Murat, invita Quadri  a fondare a Napoli  la prima clinica oftalmica d’Italia.

Quadri fa esaminare da una commissione di dotti tredici uomini affetti da cecità e dimostra la loro guarigione. La sua fama va aumentando. La clinica oculistica  non era pensata solo per gli interventi, ma anche perché i pazienti potessero restare a lungo in osservazione, cosa del tutto straordinaria per quei tempi.

QUADRI UN MEDICO SENSIBILE

Dal suo trattato “Annotazioni pratiche sulle malattie degli occhi” si leggono le seguenti parole a proposito di come trattare “l’animo dei parenti”:
(il medico) deve cattivarsi l’animo loro colle sue buone maniere ed inspirare una giusta fiducia (…) gioverà più il poter presentare ai parenti una persona, che abbia ricuperato la vista che non raccontare di averne guarito cento, bisogna parlare ai sensi più che all’immaginazione.

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LA  FAMA INTERNAZIONALE DI QUADRI

Nel 1825 guarisce un’epidemia oftalmica diffusasi tra i soldati austriaci di Palermo. La sua fama si diffonde e molti che vogliono imparare accorrono dalle Americhe e da molte parti d’Europa per assistere alle operazioni. Dal 1818 al 1827 lavora e pubblica quattro volumi intitolati “Annotazioni pratiche sulle malattie agli occhi”, opera conservata alla Biblioteca Bertoliana di Vicenza.

La medaglia dell’immagine è stata fatta coniare dagli allievi ed amici di Quadri nel 1826. In quegli stessi anni l’imperatore d’Austria Francesco I chiede a Quadri una relazione scritta particolareggiata sul funzionamento della clinica di Napoli perché intende istituirne una a Vienna.

GLI ULTIMI ANNI

Questo acquerello eseguito da Quadri bene commenta l’amarezza degli ultimi anni: Quadri si rappresenta nell’atto di parlare al canonico Bianchi, denunciando la meschinità e i favoritismi operati dal clero e l’indegno servilismo di alcuni colleghi.  Nell’autunno del 1836 scoppia il colera a Napoli. Nel 1842 l’accademia reale di medicina lo invita a Parigi ad illustrare il metodo della doppia depressione ed è accolto con  grande stima. Nel 1848 scoppia la rivoluzione a Napoli. La repressione borbonica è durissima e colpisce alcuni professori universitari. Quadri è sospeso per un periodo. Muore nel 1851 profondamente amareggiato per le calunnie diffusesi nei suoi confronti.

Il suo operato fu raccolto dal figlio Alessandro, docente e chirurgo di oftalmologia all’Ospedale della Trinità.

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